Ho iniziato a fare i primi scatti che avevo i pantaloni corti (una volta erano prerogativa dei ragazzini) per merito del prete del quartiere Archi, don Eugenio detto Doge, che mi affidava la sua macchina fotografica per fotografare le iniziative che si facevano a favore dei “frichi” del rione. Quando avevo 13 anni mio padre comprò da un marinaio russo una Zorki 4, la Leica dei poveri; la presi in mano e cominciai ad appassionarmi alla fotografia. Volevo fare il fotoreporter, un sogno che è rimasto tale, ma la tanta curiosità e la voglia d’imparare mi hanno portato ad approfondire e a studiare tutto quello che mi poteva servire per fotografare. Un percorso lungo fatto di camera oscura, di cambio di macchine fotografiche, di sperimentazione e di tanta passione. Prediligo il bianco e nero abbinato allo street, alle pulsioni che trovi in mezzo alla strada fra la gente.
Uliano ci presenta una serie di foto sui cromatismi della campagna marchigiana